lunedì 30 aprile 2012

Uniti si vince! - Volantone GC al Primo Maggio


Il testo del volantone che distribuiremo al corteo del Primo Maggio!!


Lavoratori, studenti e precari…Uniti si vince!

La crisi economica iniziata oramai cinque anni fa, non solo non accenna a finire ma, a dispetto delle previsioni degli economisti borghesi e dei governi, sembra prepararsi ad una picchiata senza sosta verso la recessione.
Lungi dall’essere solamente una crisi finanziaria come vanno ripetendo i governi e le forze politiche che li sostengono, centrodestra e centrosinistra insieme, a questa crisi strutturale del sistema produttivo (crisi di sovrapproduzione) si sommano la crisi dei mercati finanziari e la crisi dei debiti sovrani.
Un mix molto pericoloso al quale i governi rispondono con provvedimenti di austerità che non fanno altro che peggiorare la situazione (vedi il caso della Grecia), creando miseria, crisi occupazionale e lo smantellamento definitivo del “welfare state” e dei servizi pubblici sopravvissuti ai tagli e alle privatizzazioni di questi ultimi anni.
E’ in questo scenario inedito che s’inseriscono le lotte di resistenza alla crisi che si sono aperte sul nostro territorio e che preannunciano una situazione di conflittualità sociale simile a quella di altri paesi (Spagna e Grecia).
In questo quadro globale quindi va inserita la nostra analisi e le nostre proposte per capire come uscire dal pantano in cui la sinistra e i sindacati si trovano immersi, apparentemente incapaci di venirne fuori e di rimettersi al servizio del conflitto sempre più aperto contro la crisi e il sistema economico che l’ha generata.

L’attacco al lavoro.

In Italia oggi l’attacco frontale dei padroni contro le condizioni di vita di chi lavora si chiama Riforma del mercato del Lavoro.
E’ da qui che parte la controffensiva padronale ai diritti del lavoro e dei lavoratori. Un attacco che prende di mira l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (legge n.300 del 20 maggio 1970.)
Si tratta in definitiva di togliere le tutele legali che vietano i licenziamenti senza giusta causa e discriminatori, tutelando il lavoratore garantendone il reintegro sul posto di lavoro.
La controffensiva è tutta ideologica, frutto dell’astio accumulato dai padroni nei 40 che ci separano dalla stagione di lotte sindacali del ’68-’69, e grazie alle quali questi diritti furono conquistati.
La retorica con cui viene propagandata la necessità della riforma è di conseguenza ideologica e mira a dividere il fronte dei lavoratori: “l’articolo 18 (a detta del Ministro Fornero) scoraggia le aziende ad assumere nuovi lavoratori”.
La domanda che si pone immediata è questa: com’è possibile che aumentando i licenziamenti, si possano creare posti di lavoro?
Questa propaganda assume allora un preciso significato, che è quello di contrapporre i lavoratori tutelati ai lavoratori non tutelati e di mettere contro i giovani con i meno giovani, scatenando una guerra tra poveri simile a quella scatenata scientificamente contro gli immigrati dalla Lega (ladrona) e dalle forze xenofobe e padronali.

Il precariato
In questo quadro generale è giusto soffermarsi sulla questione del precariato.
La precarietà di fatto non viene abolita dal governo che in nome dell’equità (il grande cavallo di battaglia di Monti e co.), equamente non tocca nessuna delle 46 tipologie contrattuali del lavoro precario.
Tutto ciò passa nel silenzio generale, un silenzio rotto solamente dalla propaganda a reti unificate (RAI, Mediaset, La7 ecc…) di cui parlavamo poche righe sopra.
I precari sono proprio quei lavoratori non tutelati che il governo vorrebbe mettere contro ai lavoratori tutelati, in una competizione continua per il lavoro che non c’è.
Perché proprio di competizione si tratta. La competizione di chi, sfruttato e mal pagato è disposto a tutto pur di avere un posto di lavoro.
Su questo punto è giusto fare un’analisi più approfondita. Il precariato non cade dal cielo, ma è condizione necessaria per creare eserciti di lavoratori pronti a tutto, eserciti attraverso i quali ricattare chi il lavoro ce l’ha già…della serie : “accetta i bassi salari, accetta l’aumento delle ore di lavoro e stai buono, sennò ti licenzio e ci saranno altre 100 persone disposte a rimpiazzarti, a meno salario e a meno diritti”
Il precariato e la disoccupazione (che non accenna a diminuire…anzi) sono condizioni necessarie per mantenere nello sfruttamento i lavoratori.
Nel contesto della crisi questa situazione di incertezza lavorativa si sta allargando sempre più colpendo fasce di popolazione sempre più ampie. La precarietà quindi diventa condizione esistenziale non solo dei giovani, ma anche di tantissimi lavoratori che, licenziati dai loro posti di lavoro si barcamenano tra lavori e lavoretti nelle cooperative pur di accumulare con grande fatica i contributi che li dividono dalla pensione.
Ad oggi quindi, il problema della precarietà va affrontato in maniera ampia, anche contro le retoriche giovaniliste di chi pensa che solo i giovani ne siano afflitti, che alimentano nei fatti la divisione su base generazionale dei lavoratori.


L’unità. L’unica risposta.

Per anni abbiamo lottato divisi, facendo di fatto il gioco di chi, grazie alla nostra divisione, ha potuto aumentare i suoi profitti.
Per troppi anni abbiamo sentito dire che gli studenti dovevano stare in una piazza, i precari in un’altra e i lavoratori in una terza.
Noi crediamo che la debolezza intrinseca dei movimenti studenteschi e giovanili di questi anni risieda proprio in questo approccio sbagliato, approccio che ha di fatto messo quei movimenti nelle condizioni di perdere le loro battaglie.
Ad oggi cosa resta delle straordinarie lotte degli studenti contro la Riforma Gelmini del 2008-2009?
Ad oggi cosa resta degli innumerevoli tentativi di aggregare il movimento dei precari su basi generazionali? Crediamo che a queste domande vadano date delle risposte ben precise, perché le vere battaglie perse sono quelle dalle quali non si impara niente.
Ci resta quindi un'unica possibilità: l’unità.
Unità che va costruita attorno a piattaforme chiare che siano in grado di coagulare tutti i settori sociali che oggi vivono la crisi, non vogliono pagarla, ma fanno ancora fatica a trovare una soluzione.
Le straordinarie lotte in Cile, in Grecia, in Spagna e Francia ci sono da esempio per tracciare la strada.
Quando si scende in campo per affrontare una battaglia, la prima cosa da fare è guardarsi in giro e capire quali sono gli alleati più forti con i quali lottare.
Posta l’esigenza di organizzarsi sul proprio posto di lavoro e di studio, l’esperienza di questi ultimi anni indica a noi giovani, ancora una volta, la classe operaia come alleato più forte con il quale condurre la lotta contro il Governo e contro il sistema.
Non lo diciamo per una sorta di vecchio “culto dell’operaio”, ma proprio perché l’evidenza (dal 16 ottobre 2010 in poi) ci insegna che è attorno agli operai e alle loro organizzazioni che si può ricostruire un fronte contro la crisi.
E’ con gli operai e con i lavoratori che bisogna lottare se si vuole essere vincenti!
Agli scettici facciamo questa domanda: se la classe operaia, con le sue tradizioni di lotta ed organizzazione, fa fatica a difendere un diritto (art.18 e CCNL) che aveva già, come faranno da soli i precari e i giovani, nella loro disorganizzazione (sic!) cronica a conquistare diritti che non hanno ancora????

La nostra proposta va quindi in questa direzione: l’unità tra studenti, precari e lavoratori!
Vogliamo un’unità che si basi su parole d’ordine chiare: l’articolo 18 non si tocca (ma, anzi, va esteso a tutte/i), no alla Riforma delle Pensioni e contro la precarietà!
Con questa chiarezza chiediamo alle forze sociali in campo di fare uno sforzo di unità, e chiediamo alla CGIL lo Sciopero Generale come unica possibilità di unire e generalizzare le esperienze sparse di resistenza e di lotta che si sono aperte.
Uno Sciopero Generale vero, che fermi il paese, contro il Governo delle banche e le forze politiche che lo sostengono.

Attorno a questa prospettiva vogliamo organizzare la rabbia crescente dei tanti giovani che vivono la precarietà della crisi.
Vogliamo poter non solo sognare, ma vivere fino in fondo la possibilità di un’alternativa diversa a questo sistema poiché siamo consci che entro i limiti del capitalismo non ci sarà mai vero spazio per le rivendicazioni dei giovani e dei lavoratori.



sabato 28 aprile 2012

Lavoratori, studenti e precari...Uniti si vince!


Il volantino distribuito all'Università per il corteo del Primo Maggio!