mercoledì 26 ottobre 2011

Solidarietà agli studenti e alle studentesse di Trieste

http://www.unionedeglistudenti.net/sito/trieste-buttati-fuori-dalle-scuole-ci-prendiamo-la-citta%E2%80%99/

Rimandiamo al sito nazionale dell'UDS che pubblica un comunicato contro l'intervento repressivo delle forze dell'ordine messo in atto per sgomberare le scuole cittadine dalle occupazioni.

Anche noi, come studenti delle scuole superiori, dell'università e giovani lavoratori, esprimiamo innanzitutto la solidarietà alle studentesse e agli studenti che hanno subito la repressione e lo sgombero da parte della DIGOS.
Inoltre esprimiamo una ferma condanna nei confronti del'operato delle forze dell'ordine, in accordo con i Presidi, che usando strumentalmente i fatti di violenza accaduti a Roma il 15 Ottobre, ci impediscono con la forza e con le minacce di riprenderci le nostre scuole ed esprimere il nostro dissenso nei confronti di un sistema sempre più marcio e al soldo dei grandi banchieri.

Noi non pagheremo la loro crisi e non pagheremo il loro debito.
Ci riprenderemo i nostri spazi e il nostro futuro a costo di bloccare la città!

Hasta la Victoria!

mercoledì 21 settembre 2011

Ordine e disciplina



Siamo indignati!
Ci tolgono ore di lezione e tutto ciò che ci danno in cambio è: ordine e disciplina.
Ne è esempio l'Istituto Tecnico A.Volta di Trieste nel quale, a breve, verranno installati all'ingresso dei veri e propri tornelli con tanto di tessera magnetica che permetteranno all'istituto di sorvegliare costantemente le presenze e le assenze di ogni singolo studente.
Come in fabbrica, gli studenti del Volta saranno chiamati a timbrare il cartellino all'entrata e all'uscita da scuola.
Dicono che questo provvedimento servirà ad evitare le troppe assenze.
Ma in quale scuola lor signori vogliono farci andare, obbligandoci ai banchi, relegandoci con la minaccia della sorveglianza, reprimendo il nostro dissenso?
E' una scuola sempre più povera, di materie, di materiali e di stimoli.
Al Volta sono state cancellate le ore di geografia, ridotte quelle di matematica e informatica e, al limite del paradosso in un istituto tecnico, anche quelle di laboratorio e di pratica.
E' questa la scuola che siamo tenuti a frequentare sotto la minaccia di provvedimenti disciplinari?
Se c'è una coerenza in tutto questo, è che fin da giovani, coloro i quali ci comandano vogliono insegnarci l'antica arte della reverenza e della sottomissione. Fin dalle scuole ci insegnano che il nostro futuro sarà fatto di sfruttamento, controllo, precarietà.
Questo modello di scuola, sempre più povera ma sempre più sorvegliata, fa suo quello che in fabbrica è il modello Marchionne (o il modello Sacconi a dir si voglia), dove gli operai, sotto il ricatto del licenziamento, devono rinunciare ai diritti fondamentali e alla propria dignità di persone.
E' contro questo modello, nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche e nella società, che lotteremo questo autunno, studenti al fianco dei lavoratori.

Usano la crisi come pretesto per distruggere definitivamente ogni conquista che il movimento studentesco e il movimento operaio hanno fatto negli ultimi quarant'anni.

Ci volevano servi, ci avranno ribelli!

lunedì 12 settembre 2011

I GC di Trieste allo sciopero del 6 settembre


Pubblichiamo alcune immagini (ed un video) relativi all'intervento dei GC al corteo organizzato in occasione dello sciopero generale del 6 di settembre.

Avete già firmato l'appello "Dobbiamo fermarli"?

Il nostro volantino.






Dal 7° minuto in poi c'è un tripudio di GC...

















































venerdì 8 luglio 2011

Il movimento delle donne: bilanci e prospettive

La condizione femminile si pone come un tema fondamentale della scena politica e sociale italiana contemporanea, e recentemente è stata capace di intercettare la voglia di cambiamento e di lotta di migliaia di persone.
Dopo la mobilitazione del 13 febbraio e le proteste dell'8 marzo, di quale movimento delle donne ce n'è bisogno?
Ne discuteremo con Deborah Ardilli e Diana Terzi, militanti del collettivo femminista del PRC Modena.

Appuntamento sabato 16 luglio alle 15.30, presso la Casa del Popolo di Ponziana, in via Ponziana 14 (raggiungibile con gli autobus 1 o 10)





martedì 14 giugno 2011

Iniziativa: 1921 - 2011: novant'anni dopo, il comunismo


In occasione del novantesimo anniversario dalla fondazione del Partito Comunista d'Italia, i GC di Trieste hanno organizzato un incontro/dibattito sulle idee, le lotte, l'attualità dei comunisti.

Appuntamento alle 17.45 in Casa del Popolo di Ponziana (via Ponziana, 14; raggiungibile coi bus 1 e 10)

Cliccando qui potete accedere all'evento su Facebook.


giovedì 2 giugno 2011

L'Italia è una Repubblica fondata sull'Esercito

2 Giugno 1946 - 2 Giugno 2011

Sono passati 65 anni dalla nascita della nostra Repubblica, e ogni anno, imperterriti, i nostri governanti la festeggiano con costose parate militari.

Ma cosa c'entrano le parate militari e le frecce tricolori con la festa di una Repubblica nata dalla Resistenza Partigiana?

Il 2 giugno è una festa di pace, che ricorda il momento in cui milioni di italiani e italiane (prima volta nella storia del nostro paese), finalmente liberi dall'oppressione nazi-fascista, scelsero una repubblica che, fino a prova contraria, ripudia la guerra.


http://tv.repubblica.it/edizione/roma/2-giugno-le-frecce-tricolori-volano-su-roma/69805?video

mercoledì 1 giugno 2011

Un breve bilancio sulle elezioni comunali a Trieste

E’ tempo, finite le sbronze elettorali per le vittorie a Trieste, Milano, Napoli e Cagliari, di soffermarsi a riflettere su ciò che quel risultato ha significato e sulle prospettive politiche della prossima fase.

Innanzitutto, dovremmo chiederci se di vittoria si può parlare. Certo, il centrosinistra avanza in termini percentuali, ma molto spesso arretra in termini di voti assoluti.

Rispetto alle elezioni europee del 2009 (riferirsi alle comunali del 2006, sarebbe roba da paleontologi ormai), il Partito Democratico a Trieste perde quasi 6000 voti e l’Italia dei Valori quasi 7000.

La Federazione della Sinistra non brilla per niente, perdendo 1500 voti (ma almeno arrestando temporaneamente l’emorragia post Governo Prodi), e Sinistra Ecologia e Libertà, che nei sondaggi pre-elettorali era data al 7-8%, nonostante l’attenzione mediatica goduta in questi mesi, arriva al 5,54% (che è sempre un buon risultato, ma al di sotto delle aspettative)

Davanti a questi numeri (e pur sempre felici per la cacciata di DiPiazza), piuttosto che di vittoria del centrosinistra, faremmo bene a parlare di sconfitta del centrodestra.

E’ comunque certo che, se pur timidamente, una nuova fase politica sta cominciando.

Discorso a parte meriterebbe il risultato della lista 5 Stelle di Grillo, che catalizza un giusto sentimento di disagio nei confronti della politica politicante del bipolarismo, attorno a proposte sbagliate di anti-politica e qualunquismo (vedi i vari Pisapippa…)

Sarebbe altresì zoppicante questa nostra analisi del voto, e del risultato del centrosinistra, se non tenessimo di conto che questo voto arriva dopo le importanti mobilitazioni studentesche contro la Gelmini, le coraggiose lotte operaie di Pomigliano, Mirafiori, lo sciopero della Fiom del 28 gennaio e lo Sciopero Generale del 6 maggio della CGIL. Ultima e non ultima, la straordinaria campagna referendaria per la difesa dell’acqua pubblica e contro il nucleare.

Esiste in potenza, nel nostro paese e nella nostra città, una voglia di riscossa politica e democratica giusta, che certo punisce le amministrazioni del centrodestra, ma fa fatica a riconoscersi in un progetto politico preciso di alternativa, che il centrosinistra non rappresenta. L’astensione elevata al voto sicuramente colpisce la giunta uscente (complice anche la frammentazione politica dei vari galletti del centrodestra nostrano, vedi Bandelli..), ma parla anche all’incapacità della sinistra di suscitare entusiasmo attorno a proposte politiche ben precise di uscita dalla crisi del sistema.

E proprio qui sta il problema.

Centinaia di persone hanno festeggiato l’elezione di Cosolini e della Bassa Poropat, ma ora sta a loro, e alle loro giunte, affrontare tutta una serie di problemi. Della serie “hanno voluto la bicicletta, e adesso tocca pedalare (e alla svelta).

I problemi da affrontare sono molteplici.

C’è innanzitutto il problema del lavoro, che non c’è o che,se c’è, è precario.

Anche sul nostro territorio si stanno aprendo crisi aziendali importanti. Porto,Fincantieri, Diaco, Sertubi, Wartsila, il problema della Ferriera, e l’Alcatel (una grande assente dalla campagna elettorale)

Qui la domanda sorge spontanea. Con che ricette verrà affrontato il problema del lavoro, e per quanto ci riguarda del lavoro precario tra i giovani (cooperative, lavoro interinale,) da un sindaco che in campagna elettorale discute di giovani e precarietà con l’ex ministro PD Tiziano Treu, il quale da il nome al “pacchetto” che istituisce proprio quelle agenzie private di somministrazione di lavoro (precario e sfruttato) come la Manpower, agenzia che “impiega” i 200 dipendenti Alcatel che a fine giugno vedranno finire il proprio contratto??!!?

Condivide Cosolini le posizioni del suo collega torinese Fassino, neosindaco del PD, che dichiara che se lui fosse operaio (e se mia nonna gaveva le riode..) in FIAT, avrebbe votato si al ricatto di Marchionne, allo sfruttamento incondizionato del lavoro operaio e alla distruzione del CCNL?

Ma i problemi che le due giunte si troveranno ad affrontare sono tanti altri.

Rigassificatore, TAV, rilancio della cultura, la città universitaria, l’edilizia popolare.

E ovviamente il problema cogente dell’edilizia scolastica, posto con forza dagli studenti triestini durante le mobilitazioni dell’autunno.

Sia chiaro. All’Ausonia, lunedì sera, c’eravamo anche noi a festeggiare.Ma non per questo ci illudiamo che d’ora in poi, per il semplice fatto che al Comune c’è un ex PCI, sarà tutto rose e fiori.

L’esperienze fallimentari di Zapatero e Papandreu (certo non sono sindaci, ma il paragone è utile), dimostrano che senza l’audacia di scelte politiche in controtendenza, anche le socialdemocrazie europee più solide, quelle in cui giovani e lavoratori avevano riposto la loro fiducia, sono destinate a crollare sotto il malcontento popolare che la crisi del capitalismo produce.

E’ per questo che, da comunisti, nonostante la giunta “amica”, continueremo a vigilare e a fare le proposte politiche e organizzative per il rilancio di una prospettiva di classe, di cambiamento vero, nella nostra città e nel nostro paese, sull’onda del conflitto sociale tutt’altro che pacificato, contro Berlusconi, contro Marchionne e contro il Vaticano.

Intanto, noi facciamo i nostri più sentiti auguri a Roberto Cosolini e Maria Teresa Bassa Poropat, affinchè affrontino con coraggio il prossimo quinquennio di amministrazione pubblica, consci della grande responsabilità che grava sulle loro spalle,ricordando loro che maggiore è la speranza che la gente ripone in un progetto politico, maggiore sarà la delusione nel caso quel progetto politico fallisse.

Davide Fiorini

Coordinatore Provinciale Giovani Comuniste/i Trieste

Organizzazione giovanile del Partito della Rifondazione Comunista - FdS

giovedì 26 maggio 2011

La mobilitazione spagnola arriva in Italia...


Ecco il nostro volantino (in italiano ed in spagnolo!) riguardo la mobilitazione che ha animato e sta animando le piazze di tutta la Spagna... e chissà, magari di tutta Europa. Stay tuned!


24 maggio a Trieste: una giornata di lotte

Il 24 maggio è stata una giornata piuttosto movimentata a Trieste, non solo a Castellamare o a Sestri: ben tre crisi occupazionali hanno conquistato l’attenzione dei media per le forme di protesta adottate dai lavoratori a rischio; ci riferiamo, naturalmente, allo sciopero a oltranza dei portuali, con il blocco pressoché totale della attività in porto, alle manifestazioni spontanee dei cassaintegrati della Sertubi e al presidio degli interinali Alcatel che stanno per perdere il posto di lavoro.

I portuali andavano avanti con lo sciopero da sabato: lunedì hanno deciso di insistere, in un clima di fortissima tensione nel quale erano già fioccate alcune denunce; protestavano contro la mancanza di regole in porto, che induce le cooperative che forniscono la manodopera a farsi una concorrenza spietata sul costo del lavoro. Alla Sertubi il problema è rappresentato dalla cassaintegrazione, che va avanti da settimane per la maggioranza dei 200 dipendenti, senza che nessuno abbia chiarito le prospettive dello stabilimento; il problema all’Alcatel, invece, è rappresentato dalla decisione dell’azienda (che sta delocalizzando in Romania) di liberarsi di circa 200 interinali che lavoravano in quella realtà ormai da anni.
Il clima si è acceso quando nella mattinata gli operai Sertubi in cassaintegrazione hanno formato spontaneamente un corteo che dalla loro fabbrica ha raggiunto il porto, per solidarietà con gli scioperanti delle cooperative, ancora in lotta nonostante le sigle sindacali avessero già firmato una proposta di accordo (respinta dai portuali stessi): gli operai Sertubi erano una sessantina, e hanno deciso di muoversi mentre svolgevano la loro assemblea; i sindacati non hanno potuto far altro che accettare la decisione presa, e i funzionari di Fiom, Fim e Uilm si sono mossi al seguito degli operai. L’esigenza espressa dagli operai era chiara: dimostrare alla città che le crisi occupazionali aperte sono parecchie, e che ci vuole un intervento d’emergenza per sanarle; per la stessa ragione gli operai Sertubi hanno deciso poi di continuare la loro manifestazione raggiungendo, in primo pomeriggio, il presidio degli interinali Alcatel davanti alla Regione.
Da notare che, come lo sciopero in porto, nemmeno la protesta di Sertubi è stata organizzata dai sindacati, ma è stata voluta da operai poco sindacalizzati, ma letteralmente esasperati. Hanno deciso collettivamente di sciogliere gli indugi e si sono mossi in corteo, stufi delle tante chiacchiere che si sono moltiplicate nelle settimane precedenti, senza che nulla di certo fosse garantito.

Nel presidio del primo pomeriggio, convocato dai sindacati che rappresentano i precari dell’Alcatel, gli operai Sertubi hanno fatto occupato di fatto la scena, con tanto di urla e minacce rivolte contro il Palazzo; le realtà che si sono mobilitate sono diversissime: da una parte gli operai della Sertubi (fra cui molti immigrati), forse poco abituati a manifestare e molto nervosi; dall’altra una trentina di lavoratrici, molte delle quali istruite, che aspettavano con compostezza e volantinando l’esito dell’incontro dei sindacalisti con l’assessore al lavoro. Due mondi, che si sono incontrati per la prima volta e che stanno iniziando a sentirsi vittime della stessa crisi: l’avvicinamento che c’è stato è stato un passo importante nella direzione giusta.

Al presidio alcuni di noi erano presenti: abbiamo parlato con un po’ di manifestanti per raccogliere informazioni su quel che era successo, e siamo riusciti a farci un quadro piuttosto dettagliato della situazione; se si fossero create le condizioni per improvvisare un’assemblea pubblica, avremmo anche potuto chiedere la parola, ma non c’era neanche un megafono a disposizione, a dimostrazione della disabitudine del sindacato a gestire situazioni di questo genere.

E’ il caso di aggiungere che tutto si è chiuso con una serie di promesse d’incontri coi vertici istituzionali, che sono state presentate come conquiste importanti dai sindacalisti: l’impressione è che i dirigenti sindacali, in queste situazioni, siano i primi a essere spiazzati, e l’unica carta che hanno da giocarsi è quella della conquista dei tavoli per la concertazione degli ammortizzatori sociali. Ci sembra che non ci siano grandi idee su come articolare la mobilitazione e su come provare a evitare che il tutto si risolva in caotici momenti di sfogo dell’esasperazione: non è certamente facile gestire situazioni del genere (in porto, in modo particolare, le difficoltà sono tantissime), ma è certo che anche i sindacalisti migliori (come quelli della Fiom) fanno fatica in queste situazioni. Il problema riguarda tutti noi: fino a che a reagire alle conseguenze della crisi ci presenteremo in ordine sparso, le iniziative di protesta rischieranno di non essere mai abbastanza incisive.

Chiudiamo con una riflessione: il ruolo degli studenti, in frangenti di questo genere, potrebbe essere importantissimo, anche solo per diffondere le modalità di protesta sperimentate durante le lotte dell’inverno; noi abbiamo saputo del presidio pomeridiano in mattinata, e abbiamo fatto circolare sms in quantità... Bisognerebbe trovare il modo di essere più reattivi, e per farlo è bene discutere preventivamente con i militanti dell’importanza di esserci in certe situazioni; di questo dovremmo discutere anche con gli altri gruppi, perché in questi casi dovremmo darci man forte: anche solo con uno striscione, un megafono, dei volantini, dei cartelli, appuntamenti di questo genere potrebbero fare un bel salto di qualità, e persino un flash mob ben congegnato potrebbe animare presidi che altrimenti rischiano di spegnersi nella desolazione.

Su questi aspetti dobbiamo imparare a essere più reattivi e pronti a mobilitarci (se no a cosa servono sms, Fb, Twitter etc?); almeno gli attivisti più consapevoli dovrebbero muoversi con rapidità, per intervenire efficacemente, diffondere parole d’ordine avanzate e contribuire alla crescita politica complessiva di questi momenti di mobilitazione (a partire dal 31 maggio, se il presidio organizzato dai sindacati davanti alla Prefettura di cui si parlava ieri verrà confermato).

GC di Trieste

lunedì 11 aprile 2011

Pomigliano non si piega! Presentazione del libro a Trieste

Appuntamento domani, martedì 12 marzo, in Via Tarabochia 3 a Trieste!